
Ti rendi conto di non scrivere da tanto quando , decidendo di rifarlo,cerchi la moleskine e non la trovi nella borsa di sempre.
Stasera ti
pensavo più di quanto non lo abbia fatto in passato.
Riesci a
stupirmi ad ogni respiro , giorno dopo giorno.
Poi l’accento
su questioni che fingo essere per me di poca importanza,cogli frutti ancora
acerbi di semi piantati con incuria, fuori stagione, su terreni che non mi
appartengono.
Mi sento
come un naufrago disperso e tu sei la stella che non mi riporterà mai nella mia
casa sicura; sei l’otre nella quale Eolo racchiuse i venti e che , io , temo di
aprire convinta di trovare un tesoro inestimabile.
Come Odisseo
non farò ritorno a casa se non dopo essere passata per l’Ade.
Bisogna
toccare il fondo per poter risalire?
Sono già
naufraga di me stessa , non posso perdermi ancora.
Il nostro
legame è così profondo da non poter far parte del mondo terreno , il nostro
rapporto così etereo da non poter neanche essere definito “platonico”.
Aprendo l’otre
non temo solo di perdermi , ho anche il terrore di non trovarci dentro nulla e
quindi aggiungo al filo d’argento un sigillo in oro; preferisco l’incognita
alla sconfitta.
Sono
terribilmente gelosa di ciò che non è mio e stringo i pugni se ti sento
allontanare.
I capelli
non li tagliare e la barba è bella lunga.
La tua aria
da clochard ti rende irrimediabilmente affascinante.
La camicia
ti spegne, i bracciali sul polso illudo i passanti che suppongono erroneamente che
tu sia uno che si lega.
Non sono
brava a convincere le stesse a disegnare la tua immagine nel cielo.
Per te ho
provato a cambiare pelle ma… l’unica con la quale la vorrei sostituire è la
tua.
Non
lasciarmi cadere , io sto stringendo più forte , e tu?
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