Guardo dentro e non trovo niente. Ricordi di vite passate, emozioni lontane e vane speranze che si dissolvono lente in crude realtà che come onde mi sommergono. Trovo quindi infine solo onde, acqua, gelo, gocce salate che scendono e mi sporcano. Vivo nella costante sensazione di essere sola in mezzo all'oceano, con la pelle salmastra che brucia al sole. Cerco invano un appiglio, la borsa con la protezione solare, ho sempre detestato il sole. Guardo ma non vedo niente, il cielo si mischia al mare, è tutto confuso, temo il tramonto non perché sia preludio di oscurità ma perché il pensiero di godere di una tale visione in solitudine mi rende triste, mi angoscia. Provo a nuotare, sono stanca. Vado giù, non mi lascio andare, tengo il naso tappato perché non voglio mica annegare, ho voglia di bagnare bene i capelli. Faccio una capriola , mi piace bagnarmi così, girandomi e rigirandomi su me stessa. Mentre sono giù tengo gli occhi aperti ma non vedo nulla, è troppo profondo, mi sembra che non esista una fine. L'orizzonte non esiste, il fondale non lo vedo, dove sono? Mi sono persa. Ripenso ad Odisseo che sognava , guardando l'orizzonte, di tornare alla sua petrosa Itaca ma non mi sento come lui, anche se l'orizzonte io lo vedessi non saprei neanche dove voler tornare. Forse sono più Calipso che per tanto lo intrappolò , sicuramente non Circe, il mio Odisseo all'inferno, ahimè , non sono riuscita a mandarlo. Sogno, forse sogno solo ad occhi aperti perché ad occhi chiusi non è terra quella che vedo. Non mi sento più le gambe, si muovono ritmicamente da sole, autonomamente , come se fossero spinte da muscoli involontari. A me non importa di annegare ma il corpo tenta di sopravvivere, ma sono stanca. Non c'è niente qui, non c'è più niente. Neanche un albero, una panchina, una mano da sfiorare o un desiderio. Basterebbe un desiderio, basterebbe anche solo sentire. Non sento niente, neanche le onde, vedo dei gabbiani o forse sono nuvole, c'è troppo silenzio. Non sento niente. Provo a sospirare, sento il sale nelle narici, tossisco, non posso dare la colpa al fumo , qui non ho neanche un accendino. Se smettessi di muovere le gambe e mi lasciassi andare come fece la cara Virginia riuscirei a sentirmi meglio, ma no, loro vanno. Mi volto, cerco, non trovo. Chiudo gli occhi, il tramonto non voglio vederlo. Spero passi presto. Al buio si sta meglio, non si prova l'angoscia dell'esser soli, ci si illude solo di non vedere chi ci sta vicino. La mano però vorrei sentirla, un desiderio che arriva e svanisce veloce come quel tramonto che mi sono rifiutata di guardare. Un desiderio c'è, sentire le narici invase dal profumo di menta fresca e non dall'odore salmastro e nauseante di questo mare infinito. Sospiro. Mi giro, vorrei uno specchio per vedere se ci sono almeno io, ma ormai è buio. Non vedo niente. Non esisto.
Vivere in emergenza anestetizza l'anima

martedì 13 settembre 2016
martedì 30 agosto 2016
Dissetami e uccidimi.
Sto correndo, corro da molto, ho sete. Temo di fermarmi a bere perché l'ultimo sorso d'acqua bevuto kilometri prima mi aveva lasciato l'amaro in bocca. Corro ma la sete è davvero tanta. Sento il dolce suono di acqua che scorre : chiudo gli occhi. Non voglio vederla, non voglio guardarla , non voglio in alcun modo lasciarmi tentare, ma ho sete. Mi avvicino, piano, con paura, lascio che l'acqua fresca scorra sulla mia mano, prima sul dorso e fra le dita si insinua bagnando anche il palmo, la muovo, apro le dita,ci gioco, la giro , schizza un po' e la sento anche sul braccio, vado più a fondo, bagno anche il polso, poi entrambe le mani. Mi piace, è rassicurante, ma non riesco né a bere né ad aprire gli occhi, ma ho sete. Voglio bere. L'odore che c'è intorno mi suggerisce che non dovrei, avevo forse intravisto un cartello ma non mi ero soffermata a leggerlo , non lo faccio mai! Ero sicura che non avrei bevuto ma oggi ho sete. Sentire quell'acqua sulla pelle mi ha fatto ricordare come intensa , liberatoria e sublime fosse la sensazione di quel liquido fresco che dalla bocca scende giù per la gola dandomi un po' di sollievo. Ho corso, ho urlato , ho pianto, ora voglio solo bere. Non so di chi sia quell'acqua, non è per me, non mi chiama, non mi dice "bevimi" ma io sono qui e attendo il coraggio di aprire gli occhi e di riuscire ad avvicinare le mie labbra per sentire se infondo quell'acqua abbia davvero un buon sapore. Io ho sete. Vorrei tornare a correre, sto riprendendo fiato. Vorrei poter scegliere. Non posso però. Forse devo correre ancora, faccio un passo, sempre ad occhi chiusi, torno indietro. Inizio a domandarmi,ascoltando quel dolce suono di acqua che sembra somigliare alla voce di un assonnato ometto perché io non possa scegliere arbitrariamente di bere. Mi siedo, attendo, forse Godot mi suggerirà di bere un sorso insieme a lui. Buongiorno.