Vivere in emergenza anestetizza l'anima

Vivere in emergenza anestetizza l'anima

martedì 13 settembre 2016

Mare

Guardo dentro e non trovo niente. Ricordi di vite passate, emozioni lontane e vane speranze che si dissolvono lente in crude realtà che come onde mi sommergono. Trovo quindi infine solo onde, acqua, gelo, gocce salate che scendono e mi sporcano. Vivo nella costante sensazione di essere sola in mezzo all'oceano, con la pelle salmastra che brucia al sole. Cerco invano un appiglio, la borsa con la protezione solare, ho sempre detestato il sole. Guardo ma non vedo niente, il cielo si mischia al mare, è tutto confuso, temo il tramonto non perché sia preludio di oscurità ma perché il pensiero di godere di una tale visione in solitudine mi rende triste, mi angoscia. Provo a nuotare, sono stanca. Vado giù, non mi lascio andare, tengo il naso tappato perché non voglio mica annegare, ho voglia di bagnare bene i capelli. Faccio una capriola , mi piace bagnarmi così, girandomi e rigirandomi su me stessa. Mentre sono giù tengo gli occhi aperti ma non vedo nulla, è troppo profondo, mi sembra che non esista una fine. L'orizzonte non esiste, il fondale non lo vedo, dove sono? Mi sono persa. Ripenso ad Odisseo che sognava , guardando l'orizzonte, di tornare alla sua petrosa Itaca ma non mi sento come lui, anche se l'orizzonte io lo vedessi non saprei neanche dove voler tornare. Forse sono più Calipso che per tanto lo intrappolò , sicuramente non Circe, il mio Odisseo all'inferno, ahimè , non sono riuscita a mandarlo. Sogno, forse sogno solo ad occhi aperti perché ad occhi chiusi non è terra quella che vedo. Non mi sento più le gambe, si muovono ritmicamente da sole, autonomamente , come se fossero spinte da muscoli involontari. A me non importa di annegare ma il corpo tenta di sopravvivere, ma sono stanca. Non c'è niente qui, non c'è più niente. Neanche un albero, una panchina, una mano da sfiorare o un desiderio. Basterebbe un desiderio, basterebbe anche solo sentire. Non sento niente, neanche le onde, vedo dei gabbiani o forse sono nuvole, c'è troppo silenzio. Non sento niente. Provo a sospirare, sento il sale nelle narici, tossisco, non posso dare la colpa al fumo , qui non ho neanche un accendino. Se smettessi di muovere le gambe e mi lasciassi andare come fece la cara Virginia riuscirei a sentirmi meglio, ma no, loro vanno. Mi volto, cerco, non trovo. Chiudo gli occhi, il tramonto non voglio vederlo. Spero passi presto. Al buio si sta meglio, non si prova l'angoscia dell'esser soli, ci si illude solo di non vedere chi ci sta vicino. La mano però vorrei sentirla, un desiderio che arriva e svanisce veloce come quel tramonto che mi sono rifiutata di guardare. Un desiderio c'è, sentire le narici invase dal profumo di menta fresca e non dall'odore salmastro e nauseante di questo mare infinito. Sospiro. Mi giro, vorrei uno specchio per vedere se ci sono almeno io, ma ormai è buio. Non vedo niente. Non esisto.

L'inquietudine

L'idea di tutti gli ideali ,per me odora di freddo , di dolore : ha l'odore di quando le strade sono impossibili.