Vivere in emergenza anestetizza l'anima

Vivere in emergenza anestetizza l'anima

venerdì 26 dicembre 2014

Caldo e scuro





Se riuscissi a scrivere davvero tutto ciò che penso senza la penna come filtro forse leggermi porterebbe alla pazzia.
Da qualche tempo ho peso consapevolezza del fatto che sono talmente contorta da non riuscire neanche più a dipanare le mie matasse con le parole.
Mi trovo come sempre in bilico ad agognare l’ennessima corda che,  gettata dall’alto, mi illuda di poter risalire.
Desidero così ardentemente di lasciare questo intramezzo che mi aggrappo a qualsiasi cosa venga calata giù.
Potrei pure lasciarmi cadere ma questo mi darebbe la sensazione d’aver fallito, d’essermi accontentata della scelta più facile.
Io voglio poter scegliere e solo riuscendo a risalire avrei una visione completa di ciò che mi aspetta, solo in questo modo saprei dove davvero voglio stare.
E’ l’amore che ti porta in alto, ma a me è quasi proibito il sogno di un amore.
In questo momento vedo pendere una cordicella tutt’altro che rassicurante .
Guardandola mi sento come se stessi fissando un ristorante pieno , con la voglia di entrare, pur non avendo fame.
Mi sono così ritrovata davanti alla vetrina di un ristorante pieno e la voglia di passare ogni secondo della mia vita alla ricerca di qualcosa che non mi piaccia mi sta portando alla pazzia, mi fa credere ogni momento di più che da qui devo solo scappare.
Ho sempre vissuto così il mio rapporto con gli altri : l’eterna ricerca del brutto così da non avere il desiderio di possedere qualcosa che non mi è neanche permesso guardare.
Vorrei forse non essere mai passata da questa strada così da non avere la speranza che possa esserci un coperto anche per me.
Ma comunque io continuo a non avere fame e considerando la conoscenza superficiale del luogo e la nebbia che non mi permette di vedere bene potrei pure aver davanti un mero cartellone che pubblicizza arredamenti per ristoranti.
Ma io sono così, ho imparato a conviverci, scappo perché la verità, qualunque essa sia, mi terrorizza.
E come sempre non faccio altro che aspettare, impazientemente, qualcuno che aspetti con me che arrivi Godot.
Forse sono matta.

sabato 27 settembre 2014

Ho cercato di nascondermi ma mi trovo sempre nel cammino





Sempre Settembre, con il suo cielo umido e splendete; sempre il solito paesaggio con le solite luci ; sempre la solita sedia , la stessa candela da almeno tre anni , una nuova penna e un tanto agognata serata fresca.
L’estate è finita ed io parlo del tempo perché la mia moleskine mi è ormai estranea tanto quanto la tizia del quarto piano con la quale condivido solo l’aria rarefatta dell’ascensore.
Non so se vorrei più fumare o cantare.
Ho di nuovo la tosse , ma io ho sempre la tosse, e comincio a pensare che non mi passerà mai.
Cosa mi ha fatto smettere di scrivere?
Il blog deturpato da una serie di malati di mente o l’amore che per manifestarsi ha voluto in cambio la convinzione fittizia di possedere un’arte che razionalmente so di non poter mai neanche sfiorare con uno sguardo fugace.
“Certo per te non è difficile , tu sei brava con le parole” . Eppure io non so parlare e l’ansia delle virgole sbagliate prima o poi mi ucciderà . O mi ucciderà prima la tosse?
Forse non scrivo perché ho perso il contatto con il destinatario ; con la mia anima ormai non parlo più.
Mi sembra di non aver fatto niente in questi mesi , come se non avessi pensato.
Ero felice quando ero triste ora non so più cosa sento e sono triste in un modo che non so gestire, in un modo che non mi rende felice, mi rende solo indefinita.
E mi racconto così .
“ Camminavo lungo una strada della quale non riuscivo a distinguere i dettagli , non saprei dire se fosse un viale alberato o Macondo dopo 4 anni undici mesi e due giorni di pioggia .
Io camminavo e non vedevo nulla ma sporadicamente avvertivo invadenti presenze passarmi vicino e l’unica cosa che desideravo era avere un barattolo di marmellata nel quale racchiudere le loro voci per poi riascoltare, addolcite e stagionate, una volta arrivata a destinazione.
Io camminavo  e di tanto in tanto mi voltavo per vedere, con il cuore pieno di orgoglio, quanta strada avevo già fatto.
Ogni volta che mi guardavo alle spalle trovato dietro di me una strada sporca, trascurata, ricca di robaccia abbandonata senza cura e puntualmente mi chiedevo come fossi riuscita, senza neanche rendermene conto, ad evitare tutti questi ostacoli che avrebbero potuto farmi cadere o ferirmi.
Ed io camminavo e non mi importava realmente , camminavo e basta.
Una volta al giorno mi fermavo per fumare una sigaretta e fissare la luce di una candela che mi portavo sempre dietro per compagnia.
La cera che scivolava, e si faceva strada fra il fogliame che si raccoglieva ai bordi della strada, mi ricordava il fluire dei miei passi e mi dava la forza di riprendere a camminare.
Mi resi conto solo dopo molto tempo che spesso i paesaggi si ripetevano , seppur invecchiati , erano sempre gli stessi così come le parole delle voci che sembravano voler dire qualcosa di importante vista la forza e la costanza con la quale le presenze intollerabili le ripetevano.
Stavo girando intorno o semplicemente la stanchezza del viaggio mi faceva vedere ormai tutto uguale? Io però camminavo e poco dopo smisi di pormi domande sul paesaggio e cominciai, per distrarmi dai pensieri, a pulire dove la cera sporcava.
Il giorno dopo però, quando mi sedevo per fumare la mia solita sigaretta trovavo sempre una macchia di cera : qualcuno era passato da lì prima di me?
Io camminavo, con o senza domande, io camminavo e continuavo a camminare anche se non trovavo risposte.
Mi bruciai le dita per pulire fin quando non mi stancai anche di questo e allora smisi di accendere la candela con la consapevolezza che presto avrei smesso anche di camminare.
Avrei trovato una capanna di fango, che odorava di biscotti, nella quale mi sarei fermata per riposare , presto avrei dormito su un letto vero, molto presto ne ero sicura ma intanto io camminavo”

sabato 30 agosto 2014

Camminiamo

   Il serpente che danza

Quanto mi piace, adorata indolente,
del tuo corpo così bello
vedere come tessuto cangiante 
luccicare la pelle!

Sulla tua capigliatura profonda
dagli acri profumi,
mare odorante e vagabondo, 
dai flutti azzurri e bruni,

simile a un battello che si sveglia 
al vento del mattino,
l`anima sognatrice alza le vele
verso un cielo lontano.

I tuoi occhi in cui nulla si rivela
di dolce né d`amaro,
sono gioielli freddi in cui si lega
il ferro all`oro.

Quando cammini con quella cadenza,
bella d`abbandono,
fai pensare a un serpente che danza 
in cima ad un bastone.

Sotto il fardello della tua pigrizia
la tua testa d`infante
dondola mollemente con la grazia 
d`un giovane elefante,

e il tuo corpo si inclina allungandosi
come un vascello sottile 
che fila ripiegato spenzolando 
i suoi alberi in mare.

Come rivo ingrossato dalla fonte 
dei ghiacciai rombanti,
quando l`acqua della tua bocca rimonta 
fino all`orlo dei denti, 
mi par di bere un vino di Boemia 
amaro e vincitore, 
un firmamento liquido che semina 
di stelle il mio cuore!

 

C. Baudelaire


Francesco De Gregori - "Sempre e per sempre": http://youtu.be/smRGh_6GuW0

domenica 13 luglio 2014

L'involuzione del pensiero nell'evoluzione del cuore

"Non riesco più a scrivere da quando ci sei tu nella mia vita". Nel momento in cui ho pronunciato queste parole ho iniziato a riflettere sul perché ciò fosse accaduto. Ho perso il contatto con la mia mente perché ho smesso di perdermi nei miei pensieri ; ho iniziato a farlo nei tuoi. Ho scoperto un mondo più bello in cui sostare, un'aria più densa ma salvifica nella quale vivere. Un pesce che deciso ad evolversi scelse di lasciare le acque torbide per vivere sulla terra. Ora posso vivere fra due mondi senza allontanarmi troppi né dall'uno né dall'altro. Ho branchie per sopportare la vita sottomarina e pelle dura per vivere al sole. Io e te siamo come due esseri identici ma con esigenze opposte. Due tartarughe di famiglie diverse: tu vivi la tua esistenza sulla terra cercando l'acqua solo per sporadici momenti io invece vivo nel mare ma cerco il sole e la terra per innamorarmi. Penso a te come alla tua tartaruga che si ritrae quando non si fida e ti caccia dopo che la nutri. Ti ringrazia ma non vuole farti credere che la sua sopravvivenza dipenda da te. Orgogliosa mangiatrice di vermi si sollazza con la tua insalata solo quando non la vedi. Vuoi che io ti segua nel viaggio sulla terra e ti nascondi nel tuo guscio ogni volta che mi allontano da te per bagnarmi, quando torno vorrei trovarti ad aspettarmi con il nutrimento che io non avrei vergogna a consumare, perché nascondere che la mia vita in questo mondo dipende da te? So procurarmi il cibo da sola? Certo che so farlo ma quello che proviene dalle tue labbra ha un gusto nuovo che sa d'amore. Perché vergognarsi? Questo non era ciò che volevo scrivere. Le parole nella mia testa suonavano come cinguettii di uccelli leggeri ed avevano il colore delle nuvole che ,sparse ordinatamente a casaccio sul cielo azzurro, hanno un candido e vivo colore di nulla. Sai che le montagne appaiono più belle di inverno? Adeguiamoci all'estate che comunque dovrà passare. 

domenica 29 giugno 2014

Non erano fiori

Capita sovente di svegliarsi con i crampi allo stomaco come se il cibo non sostasse in esso da decenni. Capita non raramente che ci si desti al mattino con l'angoscia nel cuore e le lacrime che riempiono occhi che qualche secondo prima erano allietati dal sonno. Capita molto più spesso di quanto si creda, che io abbia al mattino voglia di baciarti e alla sera desiderio di ucciderti. Ti soffocherei lentamente con la stessa dolcezza che userei per sfiorare le tue labbra con le mie. Vorrei spegnerti gli occhi con lo stesso modo in cui amo accendere il tuo sorriso. Mi piacerebbe farti soffrire e con amore lo farei come con desiderio e passione ogni notte io riesco a farti godere. Vorrei odiarti per riuscire ad amarti di più ed ucciderti per non doverti vedere andar via. Vorrei non volere ciò che vuoi. Vorrei non volere te così tanto da temere me stessa. Vorrei conoscere il futuro solo per sapere quanto tempo insieme ancora ci rimane. Vorrei strapparti gli occhi per farne un portachiavi. Vorrei tanto dirti"vaffanculo" ma la certezza del pentimento mi impedisce di farlo,la paura di perderti non mi permette di sfogare le mie frustrazioni. Finisco così per non dire più nulla,spengo tutto e aspetto perché è solo questo che Didi può fare: aspettare che arrivi Godot per ucciderlo.

domenica 8 giugno 2014

Scusi, gradirei una tazza di tè.

Arriverà il momento in cui riuscirò a non scriverti più così da soffocare il pensiero che dolcemente sfumerà per tornare solo se aiutato :ti penserò allora tutte le volte che ,sfogliando la rubrica,il mio occhio cadrà casualmente sul tuo contatto ma disgraziatamente arriverà il giorno in cui cambierò numero o telefono o come spesso capita, smanettando distrattamente con questo arnese infernale, cancelleró tutti i contatti e perderò l'ultimo stimolo al pensiero. Allora ti dimenticherò fin quando non mi tornerà alla mente la strana domenica passata tra farfalle allo stomaco e sogni erotici; forse quando il pensiero di te sarà tornato non saprò neanche più il tuo nome e come un pugno allo stomaco la sensazione d'essere stata stupida a pensarti mi colpirà improvvisamente. Ricorderò probabilmente le parole di questa sera ma non la ragione che mi ha portato a scriverle o forse avrò più chiaro il motivo e meno vividi i termini. Arriverà forse il giorno in cui, vedendo un bell'uomo passare ,io penserò"sto tizio mi ricorda quello...ma come si chiamava?". Condiviso da Google Keep

giovedì 5 giugno 2014

Non tutte le favole riescono con il buco

Forse dovrei far scendere il principe azzurro da cavallo prima di colpire violentemente le natiche del povero animale

domenica 4 maggio 2014

Tu non mi basti mai - Lucio Dalla: http://youtu.be/ez75GMRD4bQ

sabato 3 maggio 2014

Forse un sogno

Sei per me come la posizione perfetta che trovo la mattina prima di alzarmi; una dolce parentesi che non lascerei mai ma dalla quale sono costretta a sottrarmi.
Sei il sogno interrotto dal quale non mi sarei svegliata e che provo a concludere la notte successiva;
Sei il piumone caldo con il quale mi copro per non essere sopraffatta dai mostri ombrosi della stanza ma che non mi protegge dalle terribili incertezze del cuore.
Mi manchi e non riesco a non pensare ad altro che ai tuoi occhi dolci che mi guardano mentre ti allontani ;E poi mi chiedi perché ti odio :)

giovedì 20 febbraio 2014

You're so fuckin' special I wish I was special



 




Ti  rendi conto di non scrivere da tanto quando , decidendo di rifarlo,cerchi la moleskine e non la trovi nella borsa di sempre.

Stasera ti pensavo più di quanto non lo abbia fatto in passato.

Riesci a stupirmi ad ogni respiro , giorno dopo giorno.

Poi l’accento su questioni che fingo essere per me di poca importanza,cogli frutti ancora acerbi di semi piantati con incuria, fuori stagione, su terreni che non mi appartengono.

Mi sento come un naufrago disperso e tu sei la stella che non mi riporterà mai nella mia casa sicura; sei l’otre nella quale Eolo racchiuse i venti e che , io , temo di aprire convinta di trovare un tesoro inestimabile.

Come Odisseo non farò ritorno a casa se non dopo essere passata per l’Ade.

Bisogna toccare il fondo per poter risalire?

Sono già naufraga di me stessa , non posso perdermi ancora.

Il nostro legame è così profondo da non poter far parte del mondo terreno , il nostro rapporto così etereo da non poter neanche essere definito “platonico”.

Aprendo l’otre non temo solo di perdermi , ho anche il terrore di non trovarci dentro nulla e quindi aggiungo al filo d’argento un sigillo in oro; preferisco l’incognita alla sconfitta.

Sono terribilmente gelosa di ciò che non è mio e stringo i pugni se ti sento allontanare.

I capelli non li tagliare e la barba è bella lunga.

La tua aria da clochard ti rende irrimediabilmente affascinante.

La camicia ti spegne, i bracciali sul polso illudo i passanti che suppongono erroneamente che tu sia uno che si lega.

Non sono brava a convincere le stesse a disegnare la tua immagine nel cielo.

Per te ho provato a cambiare pelle ma… l’unica con la quale la vorrei sostituire è la tua.

Non lasciarmi cadere , io sto stringendo più forte , e tu?



sabato 8 febbraio 2014

Messaggio per...

Tenendo per dato che almeno 3 lettori di questo blog  assumono identità  per sbalzo di regime :l’Immigrato Interno dalla fronte desolata per residui diurni;la Guaritrice Empirica per il sopravvenire di alterazioni nella mimica,la Ubriaca Tassativa per le complicazioni cerimoniali della  sue proprie  smanie di opposizione,si potrebbe pensare che i temi svolti da costoro  nella recensione offerta  del blog stesso in data 7 febbraio 2014,dalle ore 21 alle ore 23,30(la cui pubblicazione è qui omessa  onde non fomentare l’ingresso di avverbi intrusivi quali :legalmente e simili  nel circuito espressivo dei recensori) ,abbiano appagato ,in forma di risarcimento,  le promesse  dello -Star del credere - pattuito nel legame consorziale: la soggiacenza funzionale del Kapoccia ai vincoli di mandato della dante causa (l’Ubriaca);il ripartirsi della attenzione della Guaritrice  Empirica sui fronti della prestazione d’opera volontaria e involontaria a servizio dell’Ubriaca ;le interpretazioni significative,estensive e concentriche dell’Ubriaca,raggruppate intorno a una idea prevalente:l’insufficienza di sé e il dovere da assolvere nei confronti della insufficienza stessa  a mezzo dell’ esecuzione urgente (e loro invio)di scritti (qualche volta bucolici), del rinvio di impulsi polimorfi a deviazioni della prestazione psichica,del ricorso ad azioni mancate che si distinguano dal rammarico per l’estinzione fulminea del litro assegnato ( di qualsivoglia colore ,compreso comunque tra i fondamentali 3;bianco,rosso e rosato ), etc etc. Pare invece che la soddisfazione post actum del contratto  di Confabulazione Triolistica,che darebbe almeno veste di giudizio ,riguardo a questo blog,   al rictus Confabulatorio refluo  della Troika alla  ricerca della solidarietà mutualistica (sempre  contro  questo blog) , sia continuamente rimandata ad avventure deconflittualizzanti rappresentate in psicodramma come al seguito : una riga di coca per il Kapoccia,un Loreto da impagliare per la Gestante dell’Assoluto,un porte-bonheur da riscattare dal destinatario (introvabile tra i 400 omonimi ai quali è stato spedito )per la Ubriaca . E’ quindi revocato in dubbio tutto quanto sopra scritto fino alla sua reiterazione prossima ventura,che avverà presumibilmente  entro le  24 ore, essendo di 24 ore  l’emivita del neurolettico per il Kapoccia,di 24 ore il tempo  di sopimento della progressione laureativa  della Guaritrice Empirica,di 24 ore il tempo della risposta alla domanda: Hic Bibitur ? della Ubriaca .

Pubblicato sotto richiesta.

venerdì 7 febbraio 2014

Ai miei stalker

Ringrazio i miei stalker ritardati per aver fatto impennare alle stelle le visite su
un blog che poco curo e che cagava solo la persona per la quale è stato fatto.

venerdì 31 gennaio 2014

Ali sporche



La mia essenza dicotomica mi porta spesso a sentirmi una nullità pretenziosa.
Non mi basto e sento di non essere sufficientemente interessante per il mondo.
Ma io questo universo terribile lo accetto o lo subisco?
Mi lascio travolgere dalla sua mediocrità o sono io stessa mediocre?
Non mi sento neanche sufficientemente saggia affermando d’aver consapevolezza di non sapere nulla; lo dico con presunzione e ne ho coscienza.
Mi sto lasciando anestetizzare da un tutto che rigurgito ad ogni respiro.
Ho appreso ormai da tempo che non sono e non sarò mai da nessuno considerata come una insostituibile specialità.
Mi sento soffocare da questo senso di inutilità e di non accettazione.
Credo che tutto ciò che percepisco come incompatibilità sia da imputare al mio essere estremamente autolesionista e con tendenze al suicidio psicologico.
Vorrei uccidere la mia mente, spegnerla , resettarla, una tabula rasa sulla quale riscrivere con colori pastello da donnina leggera.
Se la chiamano leggerezza un motivo ci sarà.
Avverto la pesantezza delle mie ali , ormai sporche da litri e litri di sangue, e non riesco a fare un passo per volare via da ciò che mi trascina irrimediabilmente verso il buco nero dal quale sono, come sempre , attratta.
Continuo a ripetermi che non potrò mai costruire qualcosa con un altro individuo se non riesco a comprendere ciò che realmente posso offrire.
Ho scritto e riscritto la stessa metafora in mille modi diversi , parlava di gioiellieri, svalutazione della merce, incubi e stupidità.
Mi sento come il gioielliere del racconto che non riuscirò mai a scrivere, mi sono risvegliata dall’incubo che mi aveva fatto credere d’aver perso tutte le mie ricchezze e adesso sono così taccagna da essere sull’orlo del fallimento.
Pensavo a Kafka e al suo ripudiare il contatto fisico e la sessualità; ultimamente mi ritrovo ad avere sensazioni comparabili ma io non sono come il buon caro e vecchio Franz , sarei magnanima con Gregor e  al sesso non riesco ancora a rinunciare.
Non c'è più niente di poetico in me.
Non mi basto più , non mi sono mai bastata.   
E tu      vuoi dormire con me?




L'inquietudine

L'idea di tutti gli ideali ,per me odora di freddo , di dolore : ha l'odore di quando le strade sono impossibili.