Vivere in emergenza anestetizza l'anima

Vivere in emergenza anestetizza l'anima

venerdì 13 settembre 2013

Non serve parlare


   Ci sono giorni in cui ti trovi a scrivere seguendo il tremolio di una candela che hai acceso per rendere meno squallida la tua serata.
I pensieri sono fluidi ma la penna si ferma troppo ed hai già dimenticato la ragione per cui hai preso carta e penna ed hai iniziato a scrivere.
Fumi voracemente la tua sigaretta che sulle labbra ti lascia lo stesso sapore di tabacco bruciato che senti ogni volta che pensi all’inutilità della tua vita che conduci ormai con poca grazia.
Scrivi e dimentichi le virgole e non capisci più se lo fai per ignoranza, vezzo o fretta.
Ascolti il canto delle cicale e pensi d’essere perso in una casa di campagna invece poi passa un’auto o senti il volume troppo alto della tv di un vicino e ti ricordi con rammarico dove vivi.
Se non ci fosse caldo penseresti che sia natale visto che il vuoto malinconico e triste che hai dentro è lo stesso che avverti in quei giorni di festa.
“Non sento nulla” – dicono alcuni senza rendersi conto che dentro quel “nulla” c’è la confusione del “tutto” che a molti manca.
Dovremmo allora dire “sento tutto” ma passeremmo per puttane ingorde agli occhi di chi non riesce a distinguere ciò che sente.
Quando inizi a cancellare, a correggere, ad avere dubbi sull’ortografia prendi consapevolezza del fatto che hai smesso di scrivere per te stesso e senti, questa volta in maniera nitida, l’esigenza d’essere compreso e di reinventarti buon samaritano perché come misantropo hai fallito.
Giochi con la cera calda perché ti fa sentire un dio capace di plasmare la materia e di sopportare il dolore senza urla di disperazione.
Ti torna ora in mente la voglia masochista di fumare , di lasciarti andare a quell’unico vizio e piacere che ti sei sempre concesso con vergognoso compiacimento.
L’odore mandorlato dell’inchiostro della tua penna ti ricorda il detersivo che la nonna usava per pulire il cesso ma ciò che vorresti sentire adesso è il profumo di mandorle amare che il tuo corpo esanime e sfatto sprigiona perché saturo del veleno che la vita ti ha costretto ad ingerire sin dal giorno del tuo primo vagito.
Ora sei costretto a scegliere: fumi o scrivi?
Decidi di fumare e di riprendere a scrivere subito dopo.
Nonostante tu tenga la sigaretta con la mano sinistra non riesci a scrivere e fumare contemporaneamente perché senti la strana esigenza di tenere stretto fra le dita della mano destra l’accendino;
Se solo riuscissi a farlo sapresti eguagliare il dolce di piacere che si prova nel fare l’amore : due passioni che confluiscono in un unico corpo.
Noti che quando commetti un errore non ti basta passarci sopra con la penna una sola volta ma senti il bisogno di farlo ripetutamente nella speranza inconscia di eliminare per sempre dalla tua mente quel passaggio inutile che, beffardo, rimarrà impresso più delle parole ritenute giuste ed adeguate;
Ha così inizio la lotta fra la mente bugiarda e la vita ingenua.
Affermando ciò si rischia di inciampare nel banale paradosso che instilla in noi il dubbio di una vita furba che si beffa a sua volta di una mente che pretende di mostrarla innocente.
In mezzo ci sei tu che non sai neanche più se il dolore che senti sia reale o solo fumo negli occhi gettato da quelle due bastarde che per manipolarti ti confondono.
Prima o poi però sarai costretto a reagire ed uscire da quello sgabuzzino , ormai pieno di fumo, nel quale eri entrano per non essere travolto da quella lotta intestina per il potere che ormai ti ha però inevitabilmente condizionato.
Qualcosa di vero in te è rimasto?
Forse solo il colore delle sopracciglia che un giorno probabilmente tingerai per fingere d’essere più giovane nonostante l’odore di stantio della tua anima si senta già da adesso.

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L'inquietudine

L'idea di tutti gli ideali ,per me odora di freddo , di dolore : ha l'odore di quando le strade sono impossibili.