
Gli occhi miei che fingevano piacere non vedevano nulla che non fossero le luci violacee del cielo poco prima contemplato. Non desideravo d’essere altrove e non fu fisicamente frustrante od umiliante fu solo uno di quei momenti in cui non si riesce bene a quantificare il tempo effettivamente trascorso. Ci fu una discrepanza sostanziale fra il tempo dell’orologio e la durata effettiva dell’evento. Non saprei neanche dire se durò troppo o troppo poco , forse terminò semplicemente nel momento in cui era giusto che finisse.
Le luci erano ancora nella mia testa mentre cercavo i miei slip fra i vestiti gettati distrattamente sul pavimento.Me li porse gentilmente lui sussurrandomi all’orecchio d’aver gradito molto il mio sapore delicato ed io mi premurai di ringraziare nonostante non potessi fare a meno di pensare che la sua voce mi irritava anche quando pronunciava parole di complimento. Mentre attendevo che si mettesse in ordine continuavo a chiedermi se quel cielo sarebbe stato ugualmente affascinante senza quelle coperte di spuma bianca.
In quel momento realizzai che avrei solo voluto te, il tuo silenzio,la tua risata, il ticchettio stonato del tuo orologio e il tuo profumo che non conosco ma sento costantemente invadermi le narici. Ti avrei preso per mano amore mio, avrei aperto per te una piccola sedia in legno con le giunture cigolanti, l’avrei sistemata bene con i piedini che sprofondavano fra i vapori della nuvola dalla quale avresti potuto osservare da vicino la vita di un’anima per noi ormai morta da tempo.
Nessun commento:
Posta un commento