Vivere in emergenza anestetizza l'anima

Vivere in emergenza anestetizza l'anima

martedì 26 novembre 2013

Una storia semplice






Ho le mani fredde ed in genere mi capita quando mi lascio sopraffare dall’isteria femminea.
Sorrido scrivendo perché lo trovo ironico : sono donna e da donna mi comporto.
Nel corso di questi ultimi anni ho preso consapevolezza di ciò che posso e non posso prevedere.
Per quanto io forte possa sembrare continuo a voltarmi verso il telefono per controllare se sia acceso; è il telefono guasto o il cuore?
Il cuore un po’ duole ma li chiamano malanni di stagione.
Andare giù è un secondo, pensare di buttarsi via un minuto, accettare che sia arrivato il momento di farlo è più faticoso.
E continuo a voltarmi sperando che si accenda.
Ciò che più odio di me è la capacità di prevedere le situazioni ma non le mie reazioni , mi sopravvaluto ogni volta.
Ho le mani fredde e non c’è niente che riesca a scaldarle.
Pensando di non essermi voltata abbastanza ho lasciato la sedia per controllare il telefono, e mi volto di nuovo.
Il problema non è il mondo, il problema sono io e sobbalzo sentendo uno squillo ma è solo la musica che sto ascoltando e che ho messo su per illudermi che il telefono non suona solo perché è lontano e non lo sento : ho mal di testa.
Mi pongo sempre obiettivi irraggiungibili?
Potrei ignorare il mal di testa, le mani fredde i pensieri e il male al cuore e fingere di non sentire nulla.
Potrei ignorare il brusio nella mia mente, la nausea per la vita , potrei ignorare il tintinnio fastidioso che fanno le dita nervose che sbattono sulla scrivania in rovere moro.
Potrei non cedere all’impulso di voltarmi per controllare il telefono , potrei andare giù, potrei piangere : ma io non piango quando le parole cadono sul foglio come se fossero lacrime , come se dalla penna uscissero direttamente dall’anima.
E poi mi dicono che non scrivo di stomaco, forse è perché non vivo con il culo?
Non riesco a starmene tranquilla e sto a riempire pagine e pagine di parole che si intervallano a fugaci sguardi vero un telefono che resta muto.
Adesso andrò a fumare la duecentesima sigaretta della giornata sperando che uno stormo di uccelli notturni mi rapisca per pietà.





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L'inquietudine

L'idea di tutti gli ideali ,per me odora di freddo , di dolore : ha l'odore di quando le strade sono impossibili.