Sono le quattro del mattino ed io non riesco a prendere
sonno perché ho un pensiero fisso : la grammatica italiana è formidabile.
Sono arrivata ad un livello di insicurezza tale che per
parlare con qualcuno ,che mi imbarazza solo guardandomi negli occhi ,
sottolineo gli errori ortografici del menù di un pub.
Questa non è una delle mie solite metafore , sono arrivata a
farlo davvero.
Le quattro del mattino , l’angoscia e un po’ di vino.
Circa un anno fa mi trovai a consolare un amico dicendo : “domani
troverai la donna della tua vita proprio sotto casa” ; lui carinamente mi
rispose :” è più probabile che capiti a te”.
Il giorno dopo ,dimenticando ciò che ci eravamo detti, uscii
senza curare troppo il mio aspetto , sempre convinta che un cesso resti cesso
anche con la tazza in oro zecchino.
Sotto casa vicino al parcheggio vedi un uomo bellissimo e
pensai”quanto vorrei che fossi tu l’uomo della mia vita”, pensiero colmo di
pessimismo e sfiducia, sempre in linea con il mio essere.
Dirigendomi verso l’auto fui costretta a passargli vicino e
lui inaspettatamente pronunciò il mio nome(che solo chi mi conosce poco
utilizza ancora) .
Lui apparve felice di rivedermi e continuò ripetutamente a
chiedermi se mi ricordassi degli anni passati insieme a scuola.
In quel momento non solo non riuscii a mettere due parole una
dietro l’altra in maniera sensata ma l’unica cosa a cui pensai fu : “è
impossibile che io ti conosca , se conoscessi un uomo così bello me lo ricorderei
, sarai mica davvero l’uomo della mia vita”.
Ottimismo durato giusto il tempo di arrossire e solo il
senso di inadeguatezza e timidezza mi riportarono lontano dalla nuvola sulla
quale viaggiavo sognando.
Dopo ore ricordai chi avevo incrociato e mi tornò in mente
che lui mi face impazzire ed arrossire già 11 anni prima.
Il suo riconoscermi così dopo tanti anni, non mi lusingò, mi
fece pensare a quanto fossi fisicamente rimasta statica anche nei difetti che
lui invece aveva evidentemente superato negli anni.
Esattamente una settimana fa mi capitò di rivederlo per caso
e lui finse(?) di non ricordare il mio nome ma di ricordarsi di me, io sempre con
la faccia da ebete stordita stantai a riconoscerlo e questa sera grazie all’ignoranza
di chi scrive”arancie” son riuscita finalmente a dirgli qualche parola che non
fosse un semplice e timido”uhm ricordo vagamente”.
La storia si conclude qui senza alcun finale romantico da film...ma chi mai ci sperava?
La storia si conclude qui senza alcun finale romantico da film...ma chi mai ci sperava?
Questa notte, più delle altre passate a scrivere, parlo di
me, di una me che ha scoperto da qualche mese di possedere delle ossa che era
convinta di non avere;
di una me che si chiede , con il sangue fra i capelli, se il
treno sta partendo o non è ancora partito.
A scrivere non è più la ragazzina timida che aveva paura
anche a comprar le sigarette, a scrivere è una me che non sa ancora cosa sia ma
ha la consapevolezza di quel che era e non vuole più essere.
Scrive una Denise che non si riconosce più in un nome che
non sente mai pronunciare, che si sente più una Didi che attende Gogo per
sperare insieme che prima o poi arrivi Godot.
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